Le evidenze scientifiche hanno dimostrato che l’ipercolesterolemia è il principale fattore eziopatogenetico della malattia cardiovascolare su base aterosclerotica, ed oggi rappresenta in Europa la prima causa di morte cardiovascolare. L’incremento non controllato di colesterolo LDL (C-LDL) contribuisce all’instaurarsi e alla progressione della patologia. Sulla base di queste nozioni le linee guida (LG) ESC/EAS 2019 hanno imposto target di C-LDL sempre più stringenti per i soggetti a rischio cardiovascolare alto e molto alto. Infatti, sono tanti gli studi che hanno mostrato come un adeguato trattamento con farmaci ipolipemizzanti produce una riduzione della morbilità e mortalità cardiovascolari sia in prevenzione primaria che in prevenzione secondaria. Al fine di raggiungere i target raccomandati, nei pazienti a più alto rischio le stesse LG raccomandano il ricorso ad una terapia di combinazione di più agenti ipolipemizzanti. La disponibilità di nuove opzioni terapeutiche potrebbe rappresentare l’opportunità per discutere e rivalutare le attuali opzioni di trattamento e di gestione del paziente dislipidemico a rischio cardiovascolare alto e molto alto.
Il miglioramento della gestione del paziente cardiovascolare porta ad un aumento di quelle che sono le patologie legate ad una cronicizzazione della condizione cardiaca e, tra queste, un costante incremento dell’incidenza di fibrillazione atriale (FA). Le ultime LG della Società Europea di Cardiologia (ESC) propongono l’adozione di un nuovo paradigma che prevede 4 domini, le 4S: valutazione del rischio di ictus (Stroke risk), la gravità dei sintomi (Symptom severity), l’impatto della malattia (Severity of AF burden) e la compromissione dell’organismo (Substrate severity). Le LG aggiungono che dopo la diagnosi e la caratterizzazione tramite lo Schema 4S, il trattamento del paziente con FA dovrebbe seguire il percorso ABC “Atrial fibrillation Better Care”, dove “A” sta per “Avoid stroke” o riduzione del rischio embolico mediante terapia anticoagulante dove necessaria e riduzione dei fattori di rischio modificabili; “B” per “Better symptom management” valutando sintomi, qualità di vita e preferenza del paziente e integra i concetti di rate e rythm control; mentre “C” indica “Cardiovascular and Comorbidity optimization” valutando comorbidità e proponendo modifiche allo stile di vita. Rispetto alle terapie standard, il percorso ABC è associato a una diminuzione della mortalità per tutte le cause, dell’outcome di ictus ed emorragia maggiore e una riduzione degli eventi cardiovascolari e di conseguenza dei costi sanitari associati.
Da qui la necessità di formare la classe medica sulle nuove evidenze scientifiche e sulle frontiere terapeutiche, nonché sull’importanza del raggiungimento dei target e dell’aderenza terapeutica per una corretta gestione e rivalutazione del paziente a rischio cardiovascolare.
Nei moduli didattici si alterneranno sia relazioni di aggiornamento che casi clinici utili a focalizzare i concetti esposti.